Un saggio sensibile per la troponina T cardiaca nei pazienti con malattia coronarica stabile


Nella maggior parte dei pazienti con coronaropatia stabile, i livelli plasmatici di troponina T cardiaca ( cTnT ) sono al di sotto del limite di rilevazione per i saggi convenzionali.
La distribuzione e le cause determinanti dei livelli molto bassi di troponina T circolante, così come la loro associazione con eventi cardiovascolari, in questi pazienti non sono note.

E’ stato utilizzato un nuovo saggio altamente sensibile per determinare la concentrazione di troponina cardiaca T in campioni plasmatici di 3.679 pazienti con malattia coronarica stabile e funzione ventricolare sinistra preservata.

I risultati del saggio sono stati analizzati in relazione all’incidenza di eventi cardiovascolari durante un periodo osservazionale mediano di 5.2 anni.

Con il saggio altamente sensibile, le concentrazioni di troponina cardiaca T sono risultate uguali o al di sopra del limite di rilevazione ( 0.001 microgrammi/litro ) in 3.593 pazienti ( 97.7% ) e uguali o al di sopra del 99esimo percentile per soggetti apparentemente sani ( 0.0133 microgrammi/litro ) in 407 pazienti ( 11.1% ).

Dopo aggiustamento per altri indicatori prognostici indipendenti, è stato osservato un forte aumento nell’incidenza cumulativa di morte cardiovascolare ( hazard ratio, HR, aggiustato per unità di aumento nella scala logaritmica naturale del livello di troponina T: 2.09; P
L’aumento del rischio associato a livelli più elevati di troponina T è risultato evidente al di sotto del limite di rilevazione dei saggi convenzionali e al di sotto del 99esimo percentile dei valori in una popolazione sana.

Non è stata osservata associazione tra livelli di troponina T misurati con il saggio ad alta sensibilità e l’incidenza di infarto del miocardio ( HR aggiustato: 1.16; P=0.11 ).

In conclusione, dopo aggiustamento per altri indicatori prognostici indipendenti, le concentrazioni di troponina T cardiaca misurate con un test ad alta sensibilità sono risultate associate all’incidenza di morte cardiovascolare ma non di infarto miocardico nei pazienti con coronaropatia stabile. ( Xagena2009 )

Omland T et al, N Engl J Med 2009; 361: 2538-2547


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